Adxo visto lo mapamundi e la carta de navaguari

Autore: [Non identificato]

Genere:
altro (aria musicale)
Stato:
esistente
Data:
1443-1453
Descrizione:
La presente aria musicale, riconducibile al genere della barzelletta o frottola, è originaria della Sicilia di metà Quattrocento, ma conobbe considerevole fortuna, talvolta riadattata con testo religioso, nella corte aragonese di Napoli e nella Firenze medicea. Il componimento è basato sull'accostamento di metafore marinaresche e iperboli geografiche alla celebrazione della donna amata. Non essendo sopravvissuto il manoscritto originario, si è oggi in grado di conoscere il testo da alcune raccolte poetiche catalane e fiorentine coeve e di ricostruire parte della melodia dal "tenor" di una messa di Johannes Cornago degli anni Settanta del Quattrocento.
Descrizione fisica:
Testo (versione toscanizzata in Cod.ital. 230, Bayerische Staatsbibliothek, Munich) Aggio visto lo appamondo e la carta da navicare, ma Cicilia pure mi pare la più bella isola del mondo. Vidi Corsicha et Sardigna, vidi l’isola di Medea, non sia niuno che m’insegnia Cipri, Candia e a Morea, poi cerchai colla galea le nove isole di Castella, ma Cicilia è tanto bella che pensando io mi confondo Vidi l’isola d’Inghilterra e lla Scozia sua vicina, chel Paese è bella terra, ma Cicilia è la regina; se l’amore non mi si inclina quando penso bene sottile dico “Patria mia gentile, quanto fusti messa in fondo”! Tre Cecilie sono, non pive, tutte e tre si coronaro, Re Alfonso n’à le due Citrafaron et Ultrafaro e la terza è il calendaro, non si parla della quarta, non si truova scripta in carta, perché venne d’altro mondo.

Testo collegato


Bibliografia

  • Atlas, Allan W., Aggio visto lo Mappamondo. A New Reconstruction, in Studies in Musical Sources and Style. Essays in Honor of Jan LaRue, Wolf, Eugene K.; Roesner, Edward H., Madison, A-R Editions, 1990, pp. 109-120

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Responsabilità della scheda: Sergio Taddei | Ultima modifica: 2 maggio 2024