Docta ISABELLA iaces Lugduni, gloria rerum

Autore: Vulpario, Scipione

Eiusdem [Scipionis Vulparii]

Docta ISABELLA iaces Lugduni, gloria rerum
  nostrarum, heu tecum commoda quanta iacent?
Alta sed invehitur niveis tua fata quadrigis
  telaque contemnit mortis et invidiae.
Felices qui post obitum sic vivere possunt;5
  dii faciant simili sint mea fata modo.
Sic ego morte obita tecum volitare per ora
  si possem, tali morte perire nefas.

Descrizione

Il componimento si apre rivolgendosi direttamente a Isabella, dotta e gloriosa, che giace a Lione (dove morì), e con lei le sue doti. Ma Isabella, trasportata ai suoi alti fati (cioè all'immortalità) su bianche quadrighe, è incurante dei dardi della morte e dell'invidia. Per questo motivo, l'autore si augura che una simile sorte possa toccare anche a lui dopo la morte.


Opere d'arte

Collegamento congetturale

Le due opere d'arte sono collegate per offrire un esempio visivo di un ritratto della poetessa e attrice encomiata nel testo e insieme di una scena teatrale del tempo. Si aggiunge la medaglia commemorativa realizzata in occasione della sua morte.


Libro
Andreini, Rime 1605
Andreini, Isabella, Rime d'Isabella Andreini Comica Gelosa, Academica Intenta detta l'Accesa, Milano, Girolamo Bordone e Pietromartire Locarni, 1605
Sezione
Componimenti di molti gentil'huomini nella lingua latina, e nella italiana per la morte della medesima Signora Isabella
Pagina
p. [b4v]
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Metro
distico elegiaco (8 versi)

Categorie
encomio d'artista
Soggetti
Isabella Andreini; Lione; fato; gloria; invidia; morte; vita

Nomi collegati

Responsabilità della scheda: Laura Gelpi | Ultima modifica: 16 marzo 2024