Dorme e riposa Amore

Autore: Bruni, Antonio

Amor che dorme; scultura ch'è nello studio dell'autore

Dorme e riposa Amore,
ma non riposa e dorme
ne l'arco suo lo strale, in me l'ardore.
Ah non sia chi me 'l deste,
se provar non vuol seco 5
nel cor piaghe funeste.
Se ben dorme et è cieco,
per ordir novi strazii e nove pene,
sempre di cieca talpa Argo diviene.

Descrizione

L'autore descrive una scultura rappresentante Amore dormiente, pensando che, benché il dio dorma, le sue frecce e la passione che hanno suscitato nel poeta sono ancora attive. Ammonisce dunque a non risvegliarlo, per evitare di ritrovarsi un cuore ferito come il suo. Infatti Amore, anche quando dorme, è sempre pronto a procurare nuovi dolori, rendendo i suoi occhi da ciechi come quelli di una talpa a vigili come quelli di Argo (dai cento occhi).


Opera d'arte

Collegamento congetturale

La statua di autore e possessore ignoto, datata al XVII sec., vale solo come esempio di un motivo topico abbastanza diffuso all'epoca


Libro
Bruni, Veneri 1633
Bruni, Antonio, Le Veneri poesie, In Roma, appresso Giacomo Mascardi, MDCXXXIII.
Sezione
Delle Veneri la Terrena, poesie.
Pagina
p. 35
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Metro
madrigale (9 versi)
Schema
abAcdcdEE

Categorie
miti pagani
Soggetti
Amore; Argo; Cupido dormiente; arco; ardore; pene d'amore; scultura

Responsabilità della scheda: Cristiana Biancalana; Clizia Carminati | Ultima modifica: 8 agosto 2023