A Fidia, non ch’ad altri, et ad Apelle
Autore: Cimilotti, Ercole
Sonetto d’Ercole Cimilotti al S.r Gio. Ambrosio Figino sopra il ritratto dell’Ecc.mo S.r Contes.le di Castiglia
A Fidia, non ch’ad altri, et ad Apelle
questo del gran Velasco almo sembiante,
Venere, Giove e Marte in un spirante,
vieta il ritrar le sue vivaci stelle. 4
Serba tant’opra a te, cui le più belle
idee celesti è dato aver inante
et indi forme trar altere e sante,
e queste a l’aria ravvivar di quelle. 8
O di tanta al mio stil finezza et arte
quant’al pennello tuo fosse cortese
chi le grazie dal ciel qua giù comparte! 11
ché teco imprenderei alte contese,
pingendo a gara l’invisibil parte.
Ma folle aspiro a troppo grandi imprese. 14
Descrizione
L'autore di questo sonetto è Ercole Cimilotti, un membro dell'Accademia degli Inquieti, fondata a Milano nel 1594. Questo sonetto è dedicato al ritratto del governatore di Milano e connestabile di Castiglia, Juan Fernández De Velasco (in carica dal 1592 al 1600), eseguito da Figino. Nel sonetto Cimilotti intende celebrare le maestria pittorica di Figino, in grado di "ritrar le vivaci stelle", ovvero gli occhi stessi di Velasco; un'impresa che non riuscirebbe nemmeno ai più grandi pittori dell'antichità, Fidia e Apelle. Anche il poeta dichiara di non poter competere con Figino nella facoltà di dipingere l'"invisibil parte", ossia il carattere di Velasco, la sua personalità, che spetta allo scrittore come le fattezze spettano al pittore. Il sonetto è tramato di riferimenti petrarcheschi, in particolare ai celebri sonetti dedicati da Francesco Petrarca a Simone Martini (77-78 dei 'Rerum Vulgarium Fragmenta'): a Figino è dato vedere le "idee celesti" e trarne "forme altere e sante" nella sua arte.
Ipotizza Colzani (2021) che il ms. in questione sia frutto della collaborazione tra il pittore Figino e il letterato Gherardo Borgogni, la cui amicizia è testimoniata da un'ampia produzione encomiastica del secondo in celebrazione del primo. Borgogni fece parte dell'Accademia degli Inquieti di Milano con il nome di "Errante" e fu uno dei principali organizzatori culturali della Milano di secondo Cinquecento.
Opera d'arte
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Ritratto di Juan Fernández De Velasco
Autore: Figino, Giovanni AmbrogioGenere: pittura
Bibliografia
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Nava, Marco, Una prima ricognizione su Ercole Cimilotti, accademico inquieto nella Milano tra Cinquecento e Seicento, in «Aevum. Rassegna di Scienze storiche linguistiche e filologiche», XCII.3, 2018, pp. 577-602
(In quest'articolo di Marco Nava si parla di Ercole Cimilotti e dell'Accademia degli Inquieti.)
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Berra, Giacomo, Uno sguardo sul collezionismo milanese tra Sei e Settecento: le quadrerie di Giulio Bonacina, Margherita del Pozzo Bonacina e Gerolamo Bertachino, in «aboutartonline.com», 2019, pp. 1-53
(A p. 36 si parla del dipinto di Figino che ritrae Juan Fernàndez De Velasquez, ad oggi perduto.)
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Colzani, Camilla, Figino e i letterati: un'ipotesi per il manoscritto King's 323, in «Studi Secenteschi», LXII, 2021, pp. 125-137
(p. 136)
- Libro
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King's Manuscript 323
King's Manuscript 323
- Pagina
- c. 87r
- Metro
- sonetto (14 versi)
- Schema
- ABBA ABBA CDC DCD
- Categorie
- ritratti
- Soggetti
- Apelle; Fidia; Juan Fernandez De Velasco; finezza; forma; idea; opera; pennello; ritrarre; sembiante; stile
- Nomi collegati
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De Velasco y Tovar, Fernàndez Juan
(Soggetto del sonetto) -
Figino, Giovanni Ambrogio
(Dedicatario del sonetto)
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De Velasco y Tovar, Fernàndez Juan