Gherardo, col Figin tu spesso miri

Autore: Navazzotti, Orazio

Del Sig.r Horatio Navazzotti Academico Illustrato di Casale di Monferrato

Gherardo, col Figin tu spesso miri
l’opre di che ’l suo albergo adorno splende;
e ne le vere effiggie, ov’ei si rende
novo Timante, anco te stesso ammiri. 4

Deh foss’io quivi alhor, che ne i duo giri
de gli occhi miei (forze d’amor stupende)
ciascun di voi, che ’l ver dal falso intende,
ritratto si vedria qual uom che spiri. 8

Ma che dic’io ne gli occhi? Infin ne l’alma,
che da gli occhi traspar, dipinto v’ebbe
l’affetto mio dal dì che tra voi fui. 11

O come ciò mirando a lui la palma
de la pittura, il mio Figin darebbe;
abbracciando in me poscia ambeduo vui. 14

Descrizione

L’autore di questo sonetto è Orazio Navazzotti, poeta e membro dell'Accademia degli Illustrati, sorta nel 1561 a Casale Monferrato. Il poeta albese Gherardo Borgogni, che ha composto 28 delle liriche del ms. King's 323, ha dedicato una poesia a Navazzotti nelle "Rime di diversi illustri poeti" (Venezia, 1599). In questo sonetto Navazzotti parla del rapporto di amicizia che lega Borgogni e il pittore Figino. Nei primi versi (1-4) con "l'albergo adorno", secondo Colzani (2021), ci si riferisce alla dimora di Figino, ricca di opere d'arte, che Borgogni e Figino erano soliti ammirare. Con "anco te stesso ammiri" del verso 4, Navazzotti allude al fatto che nella dimora di Figino fosse presente un quadro realizzato da lui stesso che ritraeva Borgogni. Nei vv. 4-14, Navazzotti si riferisce sempre al profondo rapporto di amiciza tra Borgogni e Figino ma anche all'affetto che egli stesso sentiva verso di loro: nei suoi occhi sarebbe possibile vedere il ritratto stesso dei due amici, quasi fossero vivi; anzi si vedrebbe anche l'affetto custodito nell'anima, che dagli occhi traspare. L'affetto stesso si dimostra pittore eccellente, perché ritrae negli occhi di Navazzotti i loro sembianti.

Il paragone col pittore greco Timante, anziché con i più canonici Apelle o Zeusi, non appare casuale in ambito controriformistico milanese: gli aneddoti pliniani circa la sua scelta di esprimere mesta solennità anzichè vivido pathos nella rappresentazione del Sacrificio di Ifigenia erano infatti stati ripresi da Giovanni Andrea Gilio e Federico Borromeo quale esempio di decoro e austerità per i pittori del loro tempo (Federico Borromeo, De pictura sacra, traduzione del 1932 a cura di Carlo Castiglioni, p. 17).

Ipotizza Colzani (2021) che il ms. in questione sia frutto della collaborazione tra il pittore Figino e il letterato Gherardo Borgogni, la cui amicizia è testimoniata da un'ampia produzione encomiastica del secondo in celebrazione del primo. Borgogni fece parte dell'Accademia degli Inquieti di Milano con il nome di "Errante" e fu uno dei principali organizzatori culturali della Milano di secondo Cinquecento.


Opere d'arte


Bibliografia

  • Comanini, Gregorio, Il Figino, overo del fine della pittura [...], Mantova, Osanna, Francesco, 1591
    (In questo dialogo dell'autore su Figino, a p. 246 è possibile leggere un riferimento alla casa del Figino ricca di opere d'arte.)
  • Colzani, Camilla, Figino e i letterati: un'ipotesi per il manoscritto King's 323, in «Studi Secenteschi», LXII, 2021, pp. 125-137
    (edizione del sonetto con numerose informazioni sul ms. e sulla cerchia di poeti e artisti qui citati)

Libro
King's Manuscript 323
King's Manuscript 323
Pagina
c. 143r

Metro
sonetto (14 versi)
Schema
ABBA ABBA CDE CDE

Categorie
encomio d'artista; ritratti
Soggetti
Ambrogio Figino; Gherardo Borgogni; Timante; affetti; albergo adorno; amicizia; anima; dipingere; effigie; mirare; occhi; opera; palma; pittura; ritratto; spirare

Nomi collegati

Responsabilità della scheda: Erika Simonetti, Clizia Carminati, Sergio Taddei | Ultima modifica: 9 aprile 2024